(vincitore della XXXVI Edizione del Premio Scanno per la Letteratura)

Medaglione / Menzione

(Parma, 27 giugno 1934) Scrittore, regista e sceneggiatore italiano, nonché poeta e giornalista.

Scrive il suo primo romanzo, “La Polvere sull'erba”, nel 1955. Il successo internazionale arriva con “La Califfa” (1964). La sua produzione narrativa ha sempre riscosso un grande successo di pubblico, ricevendo i maggiori premi letterari italiani: dal Campiello (“Questa specie d’amore”, 1966) allo Strega (“L'occhio del gatto”, 1968), al Bancarella (“Un viaggio misterioso”, 1972), vittoria doppiata nel 1991 con “I sensi incantati”. Un successo sancito anche dalle ultime, felici prove: “Anima amante” (1996), “GialloParma” (1997), “Sorrisi dal mistero” (1998), “La polvere sull'erba” (2000).

Insignito del Premio Scanno per la Letteratura per “Storie della mia Storia” in quanto vi “è espressa con forza la manifestazione massima del mistero dell'uomo: il potere e l'attesa di essere stupiti.

Lo stupore di cui parla Bevilacqua è una forma di felicità, allontana la paura della morte". Con queste parole, nel 1984, Jorge Luis Borges commentava sulle pagine di "la Repubblica", insieme a Eugène Ionesco, il tema del "mistero" nelle opere di Alberto Bevilacqua.

Le storie qui riunite - molte inedite, altre pubblicate su giornali, riviste o in volume - sono per la prima volta raccolte in un libro unitario. Alcune contengono il germe di un romanzo futuro, e tutte nel loro insieme danno forma a un viaggio iniziatico: dalle esperienze più personali alla vicenda dell'uomo contemporaneo. Il viaggio si snoda per stazioni: "Il tempo della leggenda"; "L'Argine dei folli"; "Personaggi della mia terra-acqua"; "Prime cerimonie dei sensi"; "Personaggi parmigiani"; "Storie quasi coniugali"; "La mia Roma dai mille volti".

L'intero viaggio, che si conclude con "Il delirio del mondo" e "II vento dei folli", pare commentato a distanza dalle parole che Leonardo Sciascia ha usato per alcune delle storie qui raccolte: "È il bilancio di una vita, è l'angoscia di conti che si devono far tornare, è confessione, è ironia, è nausea esistenziale.

Ma è anche pietà, è anche amore".